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Fuori dai denti

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Di Valentina Fina

Pubblicato il 12/03/2018 da Denis Ceccarelli

Riceviamo e pubblichiamo un lavoro a cura di Valentina Fina all'interno del progetto "Tratti di Donna", promosso dall’Associazione l’Aquilone di Iqbal, con il Patrocinio del Comune di Cesena e del Quartiere Oltre Savio e il sostegno della Regione Emilia-Romagna. Video realizzato per l’Associazione l'Aquilone di Iqbal da Associazione Culturale Mok con la regia di Matteo Medri.

 

 

È troppo bella per avere anche un cervello.

Lascia perdere, sono cose da uomini.

Tu non hai il diritto di lasciarmi.

O lavoro o famiglia, devi scegliere.

Ma sta cozza sta con un figo così?

È colpa sua, aveva la gonna troppo corta.

Chissà quanti se ne sarà portati a letto per avere quel posto di lavoro.

Se ti comporti così, tutti ti prenderanno per troia.

 

Protagoniste sono le parole. A volte pensiamo non abbiano un peso, le diciamo con abitudine. In realtà ci sono parole che possono ferire.

In questo video abbiamo inserito alcune delle espressioni stereotipate che più comunemente sentiamo in relazione alla donna inserita nel mondo del lavoro, abusata, alla donna che diventa madre, oppure che tronca una relazione.

La donna dovrebbe avere il diritto di essere se stessa, senza temere quel giudizio che, spesso, arriva non solo dall'uomo, ma dalla donna stessa. È per questo che nel video si vedono bocche sia femminili, sia maschili.

Andare oltre gli stereotipi, conoscere la persona prima di esprimere la nostra opinione, metterci nei panni dell'altro prima di o, più semplicemente, pensare, è ciò che dovremmo saper fare. Tutti.

 

Sesso e genere si riferiscono ad elementi differenti. Il primo è legato alla natura, il secondo  alla cultura. Il genere definisce le differenze tra uomini e donne ed il loro ruolo nella società. Così alcuni comportamenti sono ritenuti opportuni per gli uomini, altri per le donne. Si tratta dei cosiddetti ruoli di genere, espressione pubblica dell'identità, influenzata dai continui cambiamenti storici e culturali. Il genere viene, difficilmente, messo in discussione, tendendo a dare per scontato che esistano un maschile e un femminile: giochi da maschio e da femmina, sport, lavori e, perfino, i colori adatti all'uno e all'altro genere, come se fosse qualcosa di insito nella natura umana.

 

Lo stereotipo è una visione semplificata della realtà e coincide con una serie di credenze ed opinioni, di significato positivo o negativo, che un gruppo sociale associa ad un altro gruppo.

È fisso e rigido (da qui l'origine della parola legata ad alcuni stampi tipografici che permettevano di ottenere più volte lo stesso prodotto finale). Rappresenta una sorta di impronta  nella quale la mente umana costringe la realtà, attribuendo le stesse caratteristiche a tutti gli individui che appartengono a quel gruppo, a prescindere dal reale possesso delle stesse.

Gli stereotipi di genere sono dei sistemi di credenze e concezioni relativi all'identità maschile e femminile in relazione a caratteristiche di personalità, tratti comportamentali e attitudini che si ritiene siano riferibili al maschile e al femminile.

Una ricerca Istat del 2013 rivela come in Italia siano ancora diffusi gli stereotipi di genere:

il 57,7% dei cittadini ritiene che la situazione degli uomini sia più favorevole rispetto a quella delle donne e, per 4 cittadini su 10, la donna è vittima di discriminazioni più degli uomini.

Molti stereotipi sono talmente radicati da essere considerati normali, trovandosi nel linguaggio comune. Ne è esempio la parola “maschiaccio” che viene usata per identificare una ragazza che si veste in modo sportivo o trasandato, oppure l'espressione “quella è una donna con gli attributi” usata per indicare un carattere forte e ambizioso, ancora, “non fare la femminuccia” si dice di un bambino o adolescente che piange o manifesta qualche tipo di debolezza caratteriale.

La pericolosità degli stereotipi consiste nella loro capacità di persistere nel tempo, in quanto la banalità di queste immagini semplificate della realtà, fa sì che esse siano tramandate, mantenendo in vita concetti anche se, culturalmente, già superati.

 

Per prevenire la formazione di stereotipi e differenze di genere è importante l'educazione di genere. È indubbio che gli stereotipi ci servano per ordinare la realtà circostante, dove da sempre esiste la categoria concettuale dell'altro.

Non tutti gli stereotipi sono negativi. Lo stereotipo “gli anziani hanno i capelli bianchi” non ha una connotazione negativa, se utilizzato tenendo conto che possono esistere delle eccezioni: “molti anziani” e non “tutti hanno i capelli bianchi”. Il problema sorge quando gli stereotipi si traducono in svantaggi e discriminazioni per una delle due categorie sessuali. Se condividiamo lo stereotipo “le donne sono meno brave degli uomini nell'impiegare il computer”, interpreteremo come mancanza di competenza un errore che causa l'arresto del sistema da parte di un'amica, mentre vedremo come una distrazione lo stesso errore, commesso da un amico.

Non si tratta di eliminare le differenze. Si eliminerebbe la ricchezza della diversità. Le differenze, però, non devono essere intese come un costo sociale, ma attraverso adeguate forme di comunicazione ed informazione si deve educare ad esse, presentandole per ciò che realmente sono: una ricchezza. Non devono esserci generi uguali, ma uguali opportunità e uguali diritti.

 

Tornando all'importanza e al peso delle parole, ancor più di quelle parlate, le parole scritte possono ferire profondamente. Non dovremmo mai minimizzarle. Il cyberbullismo è la prova dell'aggressività che si può generare da una parola, creando conseguenze, a volte, irreparabili per chi lo subisce. Dall'adolescente all'adulto, il cyberbullismo colpisce senza differenze e con estrema facilità. Puntare il dito contro qualcuno, senza averlo di fronte, permette di rimanere distaccati, senza assistere alla reazione della vittima, senza dover fare i conti con le emozioni proprie e dell'altro. Secondo l'Osservatorio italiano sui diritti, nel 2016 le principali destinatarie di insulti sui social sono state le donne, con il 63% di contenuti offensivi. Tra le persone più popolari ricordiamo gli attacchi in rete che sono stati rivolti a Bebe Vio, contro la quale, nel 2017, è stata creata una pagina Facebook ad hoc per raccogliere qualsiasi tipo di sfogo verbale.

 

“Gli uomini e le donne sono, è ovvio, diversi. Ma non sono così diversi come il giorno e la notte, la terra e il cielo, lo yin e lo yang, la vita e la morte. Dal punto di vista della natura, gli uomini e le donne sono più simili gli uni alle altre che a qualsiasi altra cosa, alle montagne, ai canguri o alle palme da cocco. L’idea che siano diversi tra loro più di quanto ciascuno di essi lo è da qualsiasi altra cosa , deve derivare da un motivo che non ha niente a che fare con la natura”

27 28 . Gayle Rubin, The Traffic in Women: Notes on the Political Economy of Sex - 1975

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Questo articolo è stato scritto da Denis Ceccarelli

denis

Direttore Polo Clinico Psicologia Facile. 
Psicologo, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare, Sessuologo.
Docente ISCRA.

E-mail: denisceccarelli@psicologiafacile.it
Sito web: www.denisceccarelli.it

Cell. 338 4980491